Quando parliamo di MIGLIORAMENTO PERSONALE, dobbiamo anche analizzare l'influenza che il nostro linguaggio apporta al nostro modo di pensare.
Il linguaggio viene spesso sottovalutato all'interno dei processi di Miglioramento Personale, perché di solito si tende a concentrare l'attenzione su dinamiche di tipo diverso, come il pensiero positivo o lo studio di tecniche emotive.
IL LINGUAGGIO HA UNA FUNZIONE IMPORTANTISSIMA, non solo perché interviene direttamente sulla qualità delle TUE relazioni, ma anche e soprattutto perché le parole che utilizzi ti RIENTRANO, per così dire, nelle tue orecchie, quindi è come se la GRAMMATICA, che utilizzi per scegliere e valorizzare i termini che usi, poi TI RICONDIZIONA NEI MOMENTI SUCCESSIVI, in cui la tua mente va a cercare significati analoghi.
Il linguaggio è una modalità appresa dall'umanità per poter trasmettere più VARIETÀ DI SENSO, necessarie per la sopravvivenza della specie.
Grazie all'utilizzo del linguaggio, l'uomo può dare dei nomi specifici alle cose, DIFFERENZIARLE, e quindi non solo riferirsi ad esse con maggiore precisione, ma può COSTRUIRE UN INSEGNAMENTO attorno a dei concetti, può trasmetterli anche se è passato molto tempo e quegli oggetti e situazioni non sono più presenti.
Nella Genesi della Bibbia, per esempio, Adamo riceve l'incarico da Dio di dare nomi specifici a tutte le cose che vede, piante, alberi, a tutti gli animali e a tutte le cose.
Assegnare un "nome" per le tradizioni esoteriche è un preciso ATTO MAGICO, magico perché interviene un chiaro intento di VOLONTÀ, in cui viene trasferita una parte di te nell'oggetto nominato.
Tu DECIDI di dare quel nome e quel nome sarà per sempre.
Quando nasce un figlio la scelta del nome è un momento molto importante, ed è giustamente fonte di discussione, perché quel nome lo identificherà per tutta la vita.
NON SI POSSONO DARE NOMI ALLE COSE IN MODO SUPERFICIALE!
In un prossimo articolo analizzerò meglio cosa si intende per dare dei "nomi" alle cose. ;-)
Ma nel linguaggio non esistono solo "cose" visibili, esistono anche termini per identificare SFUMATURE EMOTIVE, stati d'animo che proviamo e che spesso è difficile descrivere e far comprendere a chi abbiamo di fronte.
Nella comunicazione umana, poi, si aggiunge un secondo fattore: se il "verbale" rappresenta dal 30% al 40% del contenuto della nostra comunicazione, il restante 60%-70% è costituito dal non-verbale.
Questa consapevolezza ci apre un mondo!
Per molte persone la chiarezza espositiva è fondamentale, ci sono persone che si impegnano moltissimo affinché ciò che dicono sia chiaramente comprensibile all'altra persona, le vedi sempre dare molta importanza alle singole parole, proprio mentre parlano, le scelgono esattamente con cura.
Ma il verbale rappresenta la parte meno complessa e meno "estesa" di tutta la comunicazione, perché poi bisogna far caso a quel 70% che non è composto dalle parole e dai nomi che utilizziamo.
L'aspetto legato a quel 70% che rappresenta il nostro non-verbale è tutt'altro che secondario, e se ben compreso ti permetterà di sviluppare una grande capacità, legata ovviamente al tuo Miglioramento Personale.
Spesso, un po' per motivi culturali, un po' per motivi legati al frenetico stress cui la vita ci sottopone, tendiamo a non far caso, o a far sempre meno caso, al non-verbale degli altri.
Tutto questo si ripercuote anche su noi stessi, perché ci de-sensibilizziamo anche al nostro non-verbale.
Entriamo nello specifico facendo una serie di esempi: ipotizziamo due persone, colleghi di lavoro che parlano delle rispettive vacanze, uno dice all'altro che durante la vacanza gli è accaduta una cosa terribile, e mentre lo dice comincia a dare chiaramente segni emotivi che sta iniziando a RIVIVERE quella brutta esperienza, inizia a GESTICOLARE più freneticamente, fa PAUSE più corte tra le parole, ecc...
L'altra persona che sta ascoltando, nota questi cambiamenti cosi vistosi, DI SOLITO si fa finta di niente...
La persona che sta raccontando, essendo entrata in una situazione di STRESS EMOTIVO, non riesce più a regolare il ritmo della comunicazione e "perde il contatto con l'altro".
D'altro canto, il secondo, che ascolta, non comprende bene l'agitazione della persona che ha davanti, anche se la sta ascoltando attentamente, perché il non-verbale che si sta inserendo sta diventando più invasivo, e nessuno dei due lo gestisce.
Immaginiamo una seconda situazione, una persona sta chiedendo ad un'altra perché il giorno prima non è uscito con il comune gruppo di amici. La seconda persona con un chiaro gesto della mano fa un cenno di diniego, intendendo che "non vuole parlarne!", dentro di sé motiva la cosa pensando che quell'argomento la stressa.
Anche in questo caso, il non-verbale diventa importante ma non viene gestito correttamente dalla coppia in questione.
Casi di comunicazione come questi sono all'ordine del giorno.
La nostra cultura ci ha insegnato che quando notiamo uno stress o un ATTEGGIAMENTO DI RITROSIA O DINIEGO da parte del nostro interlocutore, lo si rispetta, prendendolo per quello che è, e si va avanti...
Questo aspetto invece andrebbe insegnato e gestito in maniera COMPLETAMENTE DIFFERENTE.
L'USO DELLE DIDASCALIE VERBALI
Quando sei agitato o stai provando un'emozione di qualsiasi tipo, di gioia o di fastidio, di stress o di piacere, questa emozione entra, PER FORZA DI COSE, nel tuo NON-VERBALE; non puoi decidere di non farla entrare, perché esistono micro-espressioni facciali che la rivelano, il tuo RESPIRO la rivela, e in fondo, essendo parte di te, perché celarla a chi ti ascolta?
Sarebbe più evoluto SE TU LA UTILIZZASSI PIENAMENTE nelle tue argomentazioni, facendola effettivamente TUA, ACCETTANDOLA; invece che sentirla come un ostacolo, rendila partecipe nella conversazione.
Come si può fare tutto ciò?
Tramite quelle che si chiamano DIDASCALIE.
Esistono due tipi di didascalie, di "STATO" e di "PROCESSO".
Ciascuna delle due può essere rivolta verso NOI STESSI, oppure verso l'ALTRO.
Analizziamo prima quelle verso NOI STESSI.
Sarebbe utile che tu iniziassi a comprendere l'importanza di utilizzare delle didascalie, esattamente come accade nel cinema, che descrivono ciò che ti accade FUORI CAMPO (le emozioni in fondo accadono un po' "fuori-campo" nel senso che non sono direttamente osservabili dal tuo interlocutore, che deve SAPERLE interpretare tramite ciò che gli dici tu).
Riprendendo il primo esempio, la comunicazione diverrebbe più evoluta se la persona dicesse, al sorgere dello stress, ricordando la trascorsa vacanza e la disavventura vissuta:
<<mi sento malissimo mentre ne parlo! Mi sono agitata al solo ricordarla!>>
Questa frase è un esempio di didascalia, si chiama didascalia di "STATO", perché fa capire al nostro interlocutore lo STATO appunto in cui ci troviamo.
È molto utile utilizzare questo tipo di didascalie verbali quando ci accorgiamo che l'emozione ha preso il sopravvento o quando non abbiamo tempo per spiegare nei dettagli certe cose.
Il problema e che quando utilizzi questa didascalia, il tuo interlocutore può solamente PRENDERE ATTO del tuo stato, e basta, NON GLI FORNISCI NESSUN ELEMENTO PER GESTIRLO AL MEGLIO, NON GLI FORNISCI INDICAZIONI PER MANTENERE FLUIDA LA RELAZIONE CON TE, rischi solo di farlo scappare o chiudere in sé stesso.
Il secondo tipo di didascalia "di PROCESSO", ti permette di prendere possesso nel tuo IO, e di correggere in corsa ciò che sta per accaderti: <<Già che mi ricordo di quella situazione, mi sento tornare sù tutta l'ansia!>> oppure <<Non mi far parlare ora di quella situazione, che mi sale un'angoscia terribile>>.
Utilizzare quotidianamente questo tipo di didascalie verbali è di fondamentale importanza, perché col tempo ti abitui ad essere consapevole in DIRETTA di ciò che ti capita interiormente e soprattutto ti permette di immaginare il peso che quella emozione avrà nella conversazione.
Quello che vai a fare e dire al tuo interlocutore dove volgerà la discussione se si continuerà a parlare di quell'argomento, ma soprattutto, lo dici A TE STESSO!
Immagina ora di provare una grande felicità per un qualcosa che ti è capitato; incontri un amico/a che ti vede euforico, invece di parlare subito del più e del meno, inserisci da ora in poi l'euforia NELLA DISCUSSIONE, anche se non è argomento diretto.
Esempio, potresti dire: << se mi vedi euforico non farci caso, ho avuto una notizia stupenda, dopo se vuoi te la racconto... e tu come stai?>>
Ci sono persone che non utilizzano mai didascalie nelle conversazioni, e tu le utilizzi spesso?
Se inizi a utilizzarle sentirai proprio che la qualità emotiva dei tuoi discorsi sarà molto diversa. Le persone si sentiranno subito a tuo agio con te, e questa sensazione di rilassatezza la sentirai addosso, vivendola come sensazione di essere pienamente compreso.
Utilizzare le didascalie di PROCESSO quotidianamente quando parli, ti insegna moltissimo, in primo luogo ti rende subito sensibile verso te stessi e verso ciò che accade al tuo mondo interiore, inoltre ti permette di evitare discussioni sterili e litigi che finiscono solo per rovinare i rapporti.
Esempio, puoi fare caso ad una tua emozione e dire: <<Se inizi a parlare di questo argomento sai bene che poi mi salirà il nervoso>>, è una didascalia di PROCESSO perché stai dicendo cosa ACCADRÀ nel tuo stato emotivo interiore DA LÌ A POCO se si insisterà a trattare quell'argomento, ma di fatto, ancora non è accaduto nulla, l'argomento ancora non è stato affrontato direttamente, ma solo nominato. L'altra persona è stata avvisata.
Utilizzare le didascalie di processo è un po' come consegnare il LIBRETTO DI ISTRUZIONI di TE STESSO.
Ci sono coppie che non utilizzano mai le didascalie, e anche se si amano molto, finiscono spesso per litigare.
Quando si rivolgono a me, questo è il primo insegnamento che fornisco loro: dopo una settimana i litigi vengono più che dimezzati e il senso di comprensione reciproco aumenta.
Purtroppo la cultura ci insegna a non far caso al non-verbale dell'altro, anzi, spesso quando notiamo un' emozione di "vergogna" nel prossimo, quasi ci vergogniamo NOI che l'abbiamo notata, come se avessimo invaso la sua privacy...ma se lo abbiamo notato è perché l'altra persona lo ha inserito nella comunicazione, quella vergogna è parte integrante della comunicazione quindi va utilizzata!
Quando ne hai occasione impara a nominarla all'interno del discorso: <<...lo vedo che parlare di quell'argomento ti fa vergognare moltissimo...(sorriso)>>
Avrai compreso che le didascalie possono essere usate anche verso il prossimo.
Didascalia di STATO: <<Certo che parlare di questo argomento ti stressa molto vero?>> oppure <<Si vede che quando pensi a quella cosa, ti sale un nervoso!>> :-)
Utilizzare queste didascalie di STATO verso la persona con cui parliamo allenta moltissimo la SUA tensione, perché gli facciamo capire che ciò che prova si sta vedendo, sta uscendo dal suo mondo interiore ed ora fa parte della comunicazione!
Inoltre gli fai capire che lo COMPRENDI, che stai stando attento a ciò che sta mostrando di sé, cosi come è!
In questo modo educhi il prossimo a capire che le emozioni non possono essere NASCOSTE, RESE INVISIBILI, pensando solo alle parole da dire, al verbale, perché quella emozione lì è parte integrante di lui e lui non può MUTILARSI, far finta che non esiste (così facendo gli insegni a evitare tante psicosomatizzazioni, pensa che bello!)
Puoi utilizzare le didascalie di "Processo" per aumentare la consapevolezza della persona che hai davanti, facendogli notare che certe azioni che compie vanno a influenzare il suo stato emotivo, o lo faranno da lì a poco...
Esempio, potresti dire: <<Ogni volta che scegli di fare quella cosa, poi finisci per pentirtene il giorno dopo, dovresti ricordartene...>>, oppure <<Ogni volta che ne parli, diventi euforica, ci hai fatto caso? (sorriso)>> :-)
In questo modo fai capire alla persona che ti ascolta che esistono dei precisi nessi di causa-effetto nel mondo interiore di ognuno, e gli comunichi che le emozioni non "nascono" per caso, ma sono il risultato delle sue azioni e delle sue parole che sceglierà di utilizzare. Esse possono essere SCELTE e GUIDATE, in base al modo in cui decidiamo di portare avanti un dialogo, possiamo EVITARNE alcune per dare VALORE ad altre.
Personalmente uso spesso didascalie di PROCESSO verso gli altri, perché permette loro di osservarsi subito PRIMA di iniziare a provare un'emozione, sia essa gioiosa, euforica, oppure di rabbia o di stress, perché ciò AMPLIA LA LORO POSSIBILITÀ DI SCELTA! :-)
Per ottenere benefici visibili, bisogna che impari ad utilizzare queste didascalie quotidianamente, anche con sconosciuti.
Pochi giorni fa, al supermercato mi è capitato di parlare all'addetto del banco salumi in questo modo, utilizzando questa didascalia: <<...la signora prima di me è stata molto insistente, vero? si vede che l'ha messa in agitazione...>> . L'addetto, che era seccato per un comportamento accaduto un minuto prima con un'altra cliente, stava servendo me con lo stesso atteggiamento addosso; dopo avermi ascoltato dire quella frase è tornato immediatamente cordiale, perché gli ho dato modo di auto-ascoltarsi; ciò che provava era fuori posto perché la signora se ne era andata; io ero un cliente differente.
Immagino inoltre che si sia sentito "compreso" e quindi "giustificato" perché nella mia frase ho inserito il "PROCESSO" (ho volutamente nominato la "signora prima di me"), per far notare che la causa-effetto era comprensibile (ma ho evitato di schierarmi su chi avesse ragione o torto, mi sono limitato a prendere atto del PROCESSO che stava vivendo interiormente).
Altre persone avrebbero notato il suo essere seccato e avrebbero fatto finta di nulla, limitandosi a giudicarla scontrosa o maleducata, e se ne sarebbero andate...magari seccate a loro volta.
Questo esercizio ti renderà veramente molto CONSAPEVOLE DI TE STESSO e del mondo emotivo degli altri, e tutte le persone con cui ti relazionerai ti percepiranno come una persona COMPRENSIVA, SENSIBILE E RILASSANTE, che sa mettere a suo agio il prossimo ;-)
Ovviamente tutto questo porterà grande beneficio alla tua vita in genere e alle relazione più importanti che vivrai :-)
Se questo articolo ti è piaciuto, inserisci i tuoi commenti qui sotto e raccontami le tue esperienze a riguardo, ne sarei felice! ;-)
Alla prossima settimana.
Fabrizio F. Caragnano
Professional Mental Coach
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